Della lonza questa preparazione ha solo il nome.
Un tempo nelle campagne marchigiane si coltivavano fichi in gran quantità e di diverse varietà e i contadini si davano un gran da fare per conservarli.
Nasce da questa esigenza questo “salamino”, già descritto nel I sec d.C. da Columella.
Viene preparato con fichi fatti seccare al sole, e poi macinati, impastati con anice, mandorle e noci tritate.
L'impasto che ne risulta viene modellato in forma cilindrica, avvolto in foglie di fico, legato con filo di lana.
Dal colore marrone dorato, compatto e solido, il lonzino di fico è ottimo tagliato a fettine non troppo sottili.
Alla vista si presenta come un impasto fine di fichi secchi macinati, con presenza di mandorle e noci.
Al naso si sente immediatamente la frutta matura con una nota avvolgente di anice.
Al palato è morbido e armonico.
Se viene servito con la sapa (mosto di uva), risalta meglio la sua dolcezza complessiva con note di caramello.
È ottimo abbinato a un formaggio non molle, di media stagionatura e a un calice di vino passito.
Il lonzino di fico, per le sue peculiarità e la sua storia è tutelato da Presidio Slow Food.