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Il coniglio leprino di Viterbo è una razza rustica selezionata per essere allevata all’aperto seguendo il rigido disciplinare di allevamento emesso dalla Camera di Commercio di Viterbo.
Questa razza pura italiana è stata selezionata negli anni 1980 dalla Università della Tuscia per merito del Prof. Alessandro Finzi e, attraverso la FAO, è stata divulgata in tutto il mondo.
Il coniglio leprino di Viterbo presenta un tronco allungato e cilindrico, con masse muscolari ben sviluppate. Gli arti sono dritti, lunghi, con impalcatura scheletrica sottile. La pelliccia è uniforme, densa e ben strutturata per tutto il corpo. La pelle è elastica, sottile e morbida. Il pelo è di media lunghezza.
La testa è forte nel maschio, più leggera e allungata nella femmina, con profilo lievemente convesso in entrambi i sessi. Le orecchie, di una lunghezza di cm 13 – 13,5, sono ampie, lunghe e portate erette, leggermente all’indietro e divaricate. Gli occhi sono neri, grandi e vivaci.
La presenza del coniglio sul territorio viterbese è documentata sin dal tempo degli Etruschi. A questo popolo, infatti, si deve sia la tradizione della caccia che quella culinaria legata a questo animale come è dimostrato dalle pitture della necropoli di Tarquinia.
Nel medioevo lepri e conigli selvatici sono diffusi nel viterbese ed è probabile che fossero, perfino, allevati allo stato brado, come pare che facessero i monaci dell'Isola Tiberina, sul Lago di Bolsena.
Dagli anni '50 del '900 si ha notizia di un macello riservato solo ai conigli, dando motivo di ritenere che la cunicoltura si sia incrementata proprio tra gli anni '30 ed i '50.
Nel 1975 il comune di Bagnaia, frazione di Viterbo, istituisce la "Mostra mercato del coniglio e degli animali da cortile" che si tiene nella seconda metà di Giugno.
Ma è nel 1978 che una cooperativa di cunicoltori seleziona la razza "coniglio leprino viterbese".