La carne da allevamenti non intensivi in Italia venduta online da Foodoteka Foodoteka

Allevamenti Non Intensivi in Italia: Dove Sono e Perché Preferirli?

di Laura
11-11-2021

Parlare di allevamenti di animali da carne o da latte, in Italia, ma anche nel Mondo, è un argomento di grande attualità soprattutto in questo preciso momento storico, tanto che tra i vari temi affrontati dai Capi di Stato in occasione del G20 di Roma di fine Ottobre 2021, erano presenti quello della crisi climatica e della transizione ecologica che sappiamo essere collegati anche agli allevamenti, in modo particolare a quelli intensivi.

Noi non siamo politici, non siamo medici e nutrizionisti, non siamo ambientalisti. Siamo cittadini comuni che amano il loro paese, che quando possono lo proteggono comportandosi in modo civile.
Siamo anche persone che amano il loro lavoro, che, con passione e serietà, si adoperano per conoscere meglio i cibi e le bevande che vorremmo mettere in tavola per scegliere, con consapevolezza, come e con cosa alimentarsi, in primis per mangiare bene e, perché no, quando è possibile, tutelare la nostra salute e quella dell’ambiente.

È con questo spirito che affrontiamo e trattiamo anche questo argomento, molto delicato da più punti di vista perché coinvolge essere viventi, gli animali e i consumatori, impatta sull’ambiente, ha un risvolto etico e non essendo sufficientemente normato dal punto di vista legislativo, si presta a diverse interpretazioni che concorrono a generare poca chiarezza in chi acquista.

Per capire meglio la confusione che può nascere, basti pensare che ad oggi, non esiste, se non per le uova, un sistema di etichettatura obbligatoria che indichi come la carne e/o i prodotti lattiero-caseari vengano prodotti e come gli animali siano cresciuti. In gran parte delle confezioni che si trovano tra gli scaffali dei supermercati leggiamo frasi generiche (per esempio “pollo felice”) accompagnate da immagini idilliache che ritraggono situazioni fiabesche di animali che pascolano.
L’altra etichettatura che può caratterizzare un prodotto di origine animale è quella Bio nel caso in cui il prodotto abbia certificazione biologica.

Purtroppo, troppo spesso, le condizioni reali in cui gli animali vivono sono molto diverse e lontane da quello che ci viene presentato.

Vediamo quindi di approfondire questo tema per riuscire a fornire al lettore un valido spunto, in assenza di etichette esplicite, per formulare domande, al negozio, al supermercato o nel web, che sottintendono la volontà di conoscere, prima dell'acquisto, come il prodotto sia stato fatto e come abbiano vissuto gli animali da cui deriva perché sempre maggiore è la volontà  dei consumatore di acquistare nel rispetto della qualità e del benessere dell’animale.

Indice articolo

Gli Allevamenti di animali in Italia
Allevamenti estensivi: costi e benefici
Carne da Allevamenti non Intensivi: prestiamo attenzione alla qualità
Carne da Allevamenti non Intensivi: dove acquistarla?

 

Gli Allevamenti di animali in Italia

Per riuscire a fornire utili informazioni è necessario conoscere come sono suddivisi, secondo la normativa vigente, gli allevamenti di animali in Italia. Si distinguono:

  • allevamenti intensivi: sono caratterizzati da un’impostazione tipicamente industriale che ha lo scopo di produrre grandi quantità al minimo costo e nel minimo spazio per cui gli ambienti destinati all’allevamento sono contraddistinti da un’alta densità di capi che comporta una scarsa libertà di movimento degli animali e una scarsa presenza di luce naturale;
  • allevamenti estensivi al coperto: sono caratterizzati da una minore densità di capi rispetto a quelli intensivi, una modesta libertà di movimento che comunque impedisce agli animali hanno di esprimersi attraverso i fisiologici movimenti che potrebbero esprimere in uno spazio all’aperto; 
  • allevamenti all’aperto: sono caratterizzati dalla possibilità offerta all’animale di avere uno spazio anche all’aperto in cui muoversi per cui l’animale riesce a vivere in condizioni più simili a quelle naturali anche se lo spazio a disposizione, non paragonabile a quello degli allevamenti di cui sopra, è pur sempre limitato;
  • allevamenti biologici: sono disciplinati nel rispetto di norme ben precise stabilite dall’Unione Europea. Gli animali sono alimentati con foraggi secchi, freschi o mangimi biologici ed è vietato l’uso di antibiotici e farmaci a scopo preventivo, spesso presente su allevamenti di altro tipo;
  • allevamenti al pascolo: sono caratterizzati dalla possibilità offerta agli animali di muoversi in ampi spazi all’aperto che gli permettono anche di alimentarsi mangiando ciò che trovano nei prati in cui pascolano. La normativa che regola l’allevamento al pascolo può variare anche a livello regionale ma stabilisce sempre sia il numero massimo di animali che possono pascolare in un ettaro di terreno, sia per quanti mesi, minimo, gli stessi animali devono vivere all’aperto.

Questa suddivisione, di carattere generale, cambia a seconda delle specie animali perché il modo di classificare i tipi di allevamento è diverso per i conigli, per esempio, rispetto ai bovini così come cambia l’obbligatorietà o meno di scrivere in etichetta la tipologia di allevamento. 

La materia è disciplinata dall'Unione Europea e dalle normative che recepiscono, a livello nazionale, le direttive ma si può, in generale, affermare che per la maggior parte delle specie animali non esiste né la regolamentazione né, quantomeno, l'obbligatorietà di riportare informazioni in etichetta.

Tra i pochi prodotti regolamentati ci sono le uova in cui come abbiamo detto, l’obbligo di etichettatura, con indicazione della tipologia di allevamento di provenienza, vige dal 2004 e i prodotti biologici.

Per quanto riguarda gli allevamenti di altri animali possiamo limitarci a riportare che:

  • per il pollame l’etichettatura non è obbligatoria e, dai dati riportati da CIWF Italia, la maggiore organizzazione mondiale che si occupa del benessere degli animali, il 95% dei polli allevati provengono da allevamenti intensivi;
  • per i conigli non esiste né una regolamentazione né alcuno obbligo in etichetta e sempre la stessa fonte riporta che il 99% dei conigli sono provenienti da allevamenti intensivi;
  • per i suini la normativa europea si limita a prevedere la densità massima di capi accettabile in un allevamento intensivo e il 99% delle carni hanno tale provenienza;
  • per i bovini, non esiste alcuna obbligatorietà e qualunque indicazione è volontaria, sia che si tratti di animali da carne che da latte.

L’unico obbligo che attualmente vige per i prodotti di origine animale è l’indicazione dell’origine e del luogo di allevamento e macellazione/produzione dei prodotti di origine animale freschi.

È chiaro che questa mancanza di informazioni non aiuta il consumatore a scegliere ed è anche per questo sempre più frequentemente si assiste ad una pressione, esercitata su più fronti, per spingere le autorità governative a regolamentare questa materia in modo chiaro e a rendere obbligatoria in etichetta l’esposizione del tipo di allevamento da cui proviene il prodotto.

Vuoi per motivi di salute della persona, vuoi per il rispetto degli animali finché sono in vita, vuoi per la salvaguardia dell'ambiente, sempre maggiori sono i consumatori accorti che giustamente vogliono chiarezza intorno ai prodotti alimentari di origine animale.

Nonostante i numeri rivelino una chiara e indiscussa prevalenza degli allevamenti intensivi, noi ci vogliamo concentrare sugli allevamenti estensivi, biologici e al pascolo perché, negli ultimi anni, anche in chi abitualmente consuma prodotti di origine animale, è aumentato l’interesse verso questa tipologia di allevamenti che sono quantomeno più rispettosi delle abitudini e del modo in cui vivono gli animali.

Allevamenti estensivi: costi e benefici

Premesso che quando parliamo di allevamenti estensivi, biologici o al pascolo ci riferiamo ad animali che non vivono allo stato brado o semi-brado come si potrebbe pensare, perché è sempre presente il controllo ed il supporto dell’uomo, è fuori di dubbio che gli animali che trascorrono la loro vita godendo di spazi all’aperto, in condizioni simili a quelle che vivrebbero in natura, sia completamente diversa da come vivono negli allevamenti intensivi.

La loro alimentazione è sicuramente più variegata, se non altro perché prevedendo il pascolo, gli animali possono mangiare ciò che raccolgono nell’ambiente in cui si muovono. E, anche se è presente una integrazione alimentare, viene fatta, normalmente, aggiungendo alimenti controllati, di qualità, foraggi e cereali coltivati dalla stessa azienda e sono quasi sicuramente esclusi mangimi industriali e prodotti OGM. 

Inoltre, questa tipologia di allevamenti include razze autoctone perché essendo più portate a vivere nell’ambiente in cui l’allevamento si trova, crescono meglio e arrecano minori problemi agli allevatori. Da questo punto di vista gli allevamenti estensivi hanno un ruolo importante per la salvaguardia del territorio e delle razze autoctone. Per contro, negli allevamenti intensivi, le razze sono frequentemente ibride e selezionate per una crescita rapida, in poco spazio e poco onerosa. 

Gli allevamenti estensivi, anche se non sono certificati biologici, spesso lo sono di fatto così come quelli al pascolo perché sono condotti da allevatori che hanno una logica e una filosofia di allevamento degli animali improntate sulla qualità che è completamente diversa da quella tipica degli allevamenti intensivi.

Per questo motivo sia la carne da allevamenti non intensivi che il latte da allevamenti non intensivi hanno un prezzo molto diverso da quelli che provengono da allevamenti intensivi ed i motivi sono facilmente individuabili:

  • gli animali vivono di più per cui devono essere alimentati e accuditi per più tempo rispetto a quelli che sono soggetti ad una crescita rapida;
  • l’alimentazione è diversa e i cereali e foraggi che vengono somministrati, quando non vengono autoprodotti, sono di qualità migliore;
  • le cure veterinarie ed i controlli sono più difficoltosi perché gli animali sono liberi e quindi è più difficile raggiungerli al momento in cui devono essere visitati;
  • le sverminature devono essere più frequenti visto che gli animali vivono all’aperto e sono maggiori le insidie a cui gli animali sono esposti;
  • anche se gli animali vivono all'aperto hanno bisogno di un ambiente coperto per i periodi più freddi o per affrontare momenti particolari della loro vita, come ad esempio, il momento del parto, per cui è sempre necessaria l’esistenza di spazi coperti in cui possano adagiarsi.

A fronte di questi costi si riscontrano sicuramente i seguenti vantaggi:

  • un maggior benessere dell’animale fino a quando è in vita;
  • una maggiore salubrità dei prodotti animali che ne derivano. Sia per l’alimentazione che per il tipo di vita che l’animale conduce, la carne da allevamenti non intensivi, il latte da allevamenti non intensivi o i salumi biologici, sono sicuramente prodotti più salutari. Il rischio collegato alla presenza di antibiotici e farmaci all’interno dei prodotti è pressoché inesistente mentre è molto frequente che siano presenti nei prodotti derivati da allevamenti intensivi in cui i farmaci hanno anche funzione preventiva. Si pensi alle mucche da latte che vengono ingravidate continuativamente per produrre latte ed alle conseguenti mastiti a cui sono soggette a causa del prelevamento continuo di latte;
  • tutela del territorio e salvaguardia delle razze autoctone;
  • la salvaguardia delle biodiversità: la deforestazione collegata all’industria di produzione di mangimi non può essere ignorata.

Per quanto riguarda l’impatto sull’ambiente, inteso come incidenza di emissione di gas serra globali e impatto sul clima, diversi studi confermano che le riduzioni delle emissioni derivanti dal non utilizzo di prodotti chimici nei mangimi degli animali allevati in regime non intensivo, viene compensato dall’aumento di metano collegato alla loro crescita, più lenta, e dall’esigenza di allevarne di più per ottenere lo stesso quantitativo di prodotti avendo gli animali allevati in allevamenti non intensivi una resa sia di carne che di latte minore. 

A nostro parere, se tutto ciò è vero, e non lo disconosciamo, è anche vero che quantomeno un ruolo positivo nella tutela delle biodiversità animali e vegetali agli allevamenti non intensivi devono essere riconosciute e non possono essere ignorate così come non può essere ignorata la urgente necessità di ridurre il consumo di carne e di prodotti animali perché divenuta insostenibile dal punto di vista ambientale.

E, a nostro parere, il contributo maggiore a questa degenerazione dei consumi di prodotti di origine animale che, dal secondo dopoguerra, è pro-capite, quasi triplicata nei paesi sviluppati, è imputabile proprio allo nascita e crescita degli allevamenti intensivi che sono riusciti a ridurre così tanto il costo di tali prodotti che, da prodotti alimentari estremamente pregiati come erano e come di fatto sono, consumati in occasioni particolari, sporadiche e per fare festa, sono divenuti beni di consumo routinario provocando danni alla salute della persona, per le quantità consumate e per la perdita di qualità, danni all’ambiente e perdita di rispetto per gli animali stessi.

Solo riducendo il consumo di questo genere di prodotti e limitandosi ad acquistare carne da allevamento non intensivi e latte da allevamenti non intensivi, al pascolo o biologici si dà il nostro contributo per concorrere a invertire la tendenza affermatasi dagli anni cinquanta del secolo scorso. A dire il vero, negli ultimi anni si è assistito nei paesi sviluppati, da una parte, ad una minima riduzione dei consumi di prodotti animali, anche se siamo ancora molto lontani da situazioni accettabili, dall’altra alla crescita di consumatori che desiderano essere informati su come vivono gli animali da cui derivano i prodotti che acquistano perché sensibili al loro benessere.

A ciò hanno contribuito sicuramente anche i social media, la televisione ed in generale i mezzi di comunicazione che hanno rilevato situazioni aberranti in cui sono stati trovati gli animali di alcuni allevamenti intensivi.
E, anche se dal settore sotto accusa arrivano risposte che colpevolizzano le situazioni rese note, dichiarandole essi stessi inaccettabili e rassicurando che trattasi di casi eccezionali, sottolineando, addirittura, i maggiori controlli che gli allevamenti intensivi fanno rispetto a realtà non industriali, dal punto di vista etico e del benessere dell’animale non esistono ragioni sostenibili: un animale non può avere una vita dignitosa in un allevamento intensivo!

 

Carne da Allevamenti non Intensivi: prestiamo attenzione alla qualità

Prestare attenzione alla qualità delle carni e di tutti i prodotti di origine animale che decidiamo di acquistare sta diventando indispensabile nella nostra società non solo per motivi etici, di salute della persona e di benessere degli animali ma anche e soprattutto perché, in una prospettiva futura, gli allevamenti intensivi non saranno in grado di sfamare il mondo
Se si considera, seguendo le stime ufficiali dell’Onu che entro il 2050 la popolazione mondiale aumenterà di circa due miliardi di persone e di conseguenza i consumi di cibo aumenteranno almeno dell’80% ci rendiamo immediatamente conto che il sistema attuale non potrà essere in grado di soddisfare la domanda di prodotti di origine animale perché i sistemi di allevamento intensivo consumano risorse molto superiori a quelle che producono.

Cosa significa questa affermazione?
Significa che se stimiamo che il cibo destinato agli animali da allevamenti intensivi è circa il 38% del raccolto commestibile mondiale, ma ritorna all’uomo, sotto forma di alimenti, carne, latticini e prodotti di origine animale, per una percentuale intorno al 12% si capisce bene che tutto il resto, pari a circa un 26%, si spreca nel processo di conversione. 

Mentre in passato gli animali venivano allevati e cresciuti con cibi che l’uomo non consumava, oggi gran parte delle coltivazioni, almeno un terzo di quelle presenti, servono per sfamare gli animali di allevamento che, a fronte di 6 Kg di proteine vegetali che gli vengono somministrate, restituiscono in media solo 1 Kg di proteine di origine animale.

Questo sistema si ripercuote enormemente sull’ambiente e sulle sue biodiversità: le coltivazioni dedicate ai mangimi industriali non rispettano le biodiversità locali, sono monocolture alimentate da fertilizzanti e prodotti chimici che possano aumentare la resa ma distruggono l’ambiente

D’altronde negli allevamenti intensivi gli animali vivono confinati in capannoni chiusi e sono quasi completamente scomparsi dai campi, dai cicli naturali in cui gli eventi atmosferici nutrono i terreni di cui gli animali si alimentano e i cui rifiuti sono a loro volta fonte di arricchimento per i terreni stessi.

Senza voler essere catastrofici, anzi, con entusiasmo dobbiamo affrontare questa sfida di rivedere le nostre abitudini alimentari, acquisire sempre più consapevolezza di quanto pregiati siano i prodotti di origine animale, dell’esigenza di ridurne e di prestare attenzione alle proposte estremamente economiche di carni e prodotti di origine animali perché senza dubbio creano un costo di altra natura: salute, inquinamento e salvaguardia dell’ambiente.

La carne che deriva da allevamenti non intensivi, al pascolo o biologica deve ritornare ad essere l'alimento pregiato che era in passato: consumata con parsimonia e senza sprechi di alcuna parte dell’animale, deve essere buona e gustosa e lo sarà solo se gli animali da cui deriva sono vissuti bene, hanno mangiato bene, hanno pascolato e sono stati ben accuditi. Le loro carni saranno più saporite e succose perché gli animali avranno la parte muscolare più sviluppata, muovendosi all’aperto e rispettando il loro ciclo naturale di crescita senza forzature volte ad accelerare i tempi di crescita e quindi di macellazione.

 

Carne da Allevamenti non Intensivi: dove acquistarla?

Rispondere a questa domanda non è facile perché se di carne se ne trova in abbondanza sia nelle macellerie che nei supermercati diventa molto più difficile capire con certezza dove si possa acquistare carne di qualità da allevamenti non intensivi, al pascolo o biologici.

Gli obblighi normativi di indicazione del sistema di allevamento sono pochi, le etichettature spesso sono facoltative: è veramente difficile, anche per il consumatore attento, acquistare consapevolmente. 

Ci sono alcuni accorgimenti che possiamo adottare e che possono segnalare qualcosa di anomalo. 

Il primo è sicuramente il prezzo: le carni di qualità non possono avere un prezzo basso se non altro perché la vita dell’animale è più lunga e va custodito, allevato per più tempo e alimentato con prodotti completamente diversi per qualità dai mangimi industriali; alcuni costi sono comunque fissi, vedi il controllo da parte di veterinari per cui, sia che ci siano 100 capi di bestiame che 10, vanno sostenuti e la loro incidenza sul valore del prodotto è maggiore nel secondo caso. A proposito di prezzo, in particolare di carni che costano troppo poco è interessante l’articolo di Slow Food che puoi leggere
cliccando qui.

Altro fattore su cui prestare attenzione è la disponibilità dei diversi tagli di carne: i vitelloni bianchi dell'Appennino Centrale di Razza Chianina IGP, per fare un esempio, non sono fatti di soli filetti e costate, per cui questi tagli non possono essere sempre disponibili perché chi alleva la chianina in allevamento non intensivo, al pascolo o biologico non può permettersi di sprecare le altre parti o di vendere i cosiddetti secondi tagli, tra l’altro spesso molto gustosi, sottocosto. Sarebbe una perdita economica.

E ancora, la disponibilità durante tutto il periodo dell’anno: un pollo di una razza autoctona, allevato al pascolo, che sia di razza Valdarnese piuttosto che una razza Romagnola, ha tempi di crescita lunghi per cui ci sono periodi dell’anno in cui i polli stanno crescendo, non sono giunti all’età consona per essere macellati, e quindi non sono disponibili.

Formulare domande e chiedere informazioni al macellaio di fiducia quando si acquista una carne di qualità è una buona regola anche se, chiaramente, le risposte possono essere più o meno sincere, ma si può percepire eventuale imbarazzo nelle risposte. Se provate a chiedere la tipologia di allevamento degli animali le cui carni sono in vendita, il macellaio potrebbe rispondere in maniera evasiva o addirittura banalizzare la risposta perché chiaramente non sarà fiero, di dichiarare se proviene da allevamenti intensivi.

Informarsi bene è comunque un’ottima regola da seguire e laddove è possibile leggere le etichette anche se lo ripetiamo, qualche volta possono essere fuorvianti.

Nel caso del pollo per esempio, se leggiamo “pollo allevato a terra” vuol dire che quel pollo non è stato allevato in gabbie sospese ma non vuole assolutamente significare che abbia pascolato all’aperto: è sufficiente che i suoi piedi si appoggino a terra, anche all’interno di un fabbricato industriale.
Forse una foto rende meglio l’idea delle condizioni dei diversi allevamenti. Sotto riportiamo un’ immagine di polli allevati allevati a terra

Allevamento_Intensivo

e confrontiamola con quella che ritrae invece polli in allevamento al pascolo

Allevamento_al_pascolo_foodoteka

è chiaro ed evidente che non esistano termini di paragone.

Per altre varietà di carni esiste la certificazione I.G.P. Indicazione Geografica Protetta, come per esempio per il Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale ed esiste un Consorzio che ha emanato un protocollo a cui devono attenersi coloro che aderiscono e che riguarda sia il sistema di allevamento che il trattamento delle carni dopo la macellazione.
C’è poi la certificazione biologica delle carni, di cui abbiamo parlato, ci sono le carni di animali tutelati da Presidio Slow Food (con il relativo protocollo di allevamento), quando si tratta di razze autoctone locali che hanno rischiato l’estinzione; ci sono poi altre associazioni tipo Allevamento Etico che stanno crescendo con l’obiettivo dare visibilità agli allevamenti etici intendendo per etico il benessere animale, la sostenibilità ambientale e la qualità del prodotto proposto.

Riuscire ad acquistare carni contraddistinte da uno di questi marchi è già un primo passo verso l’acquisto di carne e prodotti di origine animale di qualità ma purtroppo l’orientamento dominante non è questo perché i numeri, che abbiamo evidenziato in altro paragrafo di questo articolo, dimostrano come per quasi tutte le specie animali, pollame, conigli e suini più del 90% dei prodotti derivino da allevamenti intensivi mentre la percentuale scende, seppur di poco per qualche razza di bovini sia da carne che da latte.

Noi di Foodoteka abbiamo una selezione, che ci fa piacere presentare ai lettori, che abbiamo definito di "carni autentiche": carni bianche e carni rosse di altissima qualità di cui conosciamo gli allevatori, il sistema di allevamento che è al pascolo, la provenienza e come vivono gli animali. 
Sono carni che, quando disponibili, possono essere acquistate online, vengono spedite mediante corriere refrigerato direttamente dal luogo in cui sono macellate che coincide con la zona in cui gli animali hanno vissuto. 

Sono tutte razze autoctone, alcune sono biologiche, altre sono Presidio Slow Food ma tutti gli animali vivono e, compatibilmente con la stagione, pascolano all’aperto.
Si tratta di carni estremamente pregiate di piccolissimi allevatori che offrono tutti i tagli dell'animale perché, come abbiamo già detto, delle carni non possiamo sprecare nulla. È chiaro che anche l'argomento così dibattuto: "Carni rosse fanno bene o fanno male" nella nostra alimentazione assume connotati e risposte diverse in base alla tipologia di allevamento da cui provengono.

Nel nostro sito, puoi acquistare online le seguenti varietà di:

Carni Rosse:

  • Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale IGP di Razza Chianina: in vari tagli e in confezione Pacco Gold e Pacco Platinum
  • Bovino Biologico di razza Varzese, Presidio Slow Food, in Confezione Pacco Misto da 5kg, Pacco Misto da 10kg, Lunghe Cotture da 5Kg, Lunghe Cotture da 10Kg
  • Bovino di Razza Grigio Alpina in confezione Pacco Misto 5Kg LaugenRind o Pacco Misto 10Kg LaugenRind 
  • Agnello Biologico di razza Cornigliese, Presidio Slow Food in tagli diversi.

Carni Bianche:

  • Pollo di Razza Romagnola, nello specifico Pollo Romagnolo Busto intero o Pollo Romagnolo in pezzi
  • Coniglio Leprino di Viterbo in confezione già pulito ed eviscerato.

Per noi "autentico" significa “vero” cioè “non contraffatto” e tradotto nell’allevamento degli animali e di conseguenza nelle carni che proponiamo vuol dire:

  • razze autoctone e non ibridi commerciali;
  • animali che vivono al pascolo, la pecora Cornigliese in transumanza;
  • se nell’alimentazione c’è integrazione, avviene con cereali, foraggi e fieno;
  • crescono seguendo il loro ritmo naturale di crescita;
  • gli animali devono aver vissuto nel loro territorio quindi per esempio la razza Grigio Alpina arriva dai masi dell’Alto Adige mentre la Chianina arriva dalle colline della Provincia di Arezzo perché qualunque razza vive e cresce molto meglio nel suo territorio di origine.

Concludiamo questo articolo, che ci auspichiamo aver offerto al lettore spunti interessanti su cui riflettere, con il suggerimento di avvicinarsi al consumo delle carni e dei prodotti di origine animale usando l’atteggiamento che avevano i nostri nonni: mangiarle quando si vuole fare festa, in occasioni particolari, ma scegliere carni e prodotti di origine animale di qualità perché non solo è più buona ma fa tante altre cose buone per gli animali e l’ambiente in cui viviamo.

 
Articoli correlati
Foodoteka
Vuoi iscriverti alla
nostra newsletter?
Riceverai in anticipo, novità, consigli, promozioni, ricette e focus specifici sul cibo buono, sano e genuino
Foodoteka
Siamo a tua disposizione
Contattaci al numero
+39 328 5451639
Spedizioni veloci ed affidabili
Il cibo di qualità direttamente
a casa tua!
Pagamenti sicuri e certificati
Utilizza la tua carta di
credito senza pensieri!