Goethe diceva: “La materia non è nulla, quello che conta è il gesto che l’ha fatta”. E il primo gesto che Arianna ha imparato facendo vino è stato accettare.
Accettare la diversità dei suoli, dell’inclinazione del terreno, dell’altitudine, e l’originalità di un vigneto. Accettare vuol dire rispettare. Rispettare la terra e il suo equilibrio. Rispettare la vigna con i gesti sapienti di una agricoltura sensibile. Rispettare la fermentazione grazie all’uso di lieviti indigeni. Rispettare il vino come se fosse una persona. Una persona che si porta dietro un mondo, una storia, un’atmosfera. E sa della terra da cui nasce. Il vino che piace fare ad Arianna non è semplicemente un vino biologico.
È un vino naturale come lei stessa pensa di essere. E' un vino che nasce dalla sua sensibilità per le cose vere e dai suoi gesti, le sue attenzioni d’amore. Un vino che, nelle sue armonie e asperità, dice della terra dove è nato e anche di lei stessa. Per questo Arianna è convinta che il vino naturale, oltre a un vino buono, sia anche un vino umano.
“Noi non ereditiamo la terra dai nostri avi, ce la facciamo prestare dai nostri figli”. Arianna ama questa frase di Saint-Exupéry perché l'ha sempre guidata nella sua attività di produttrice. E infatti, afferma Arianna: "parto sempre dall’idea che la terra sia solo un dono. Ho il dovere di lasciarla a chi verrà dopo di me sana, curata, amata. Mi piace questa frase perché si lega a quello che sono io, al mio modo di lavorare, e nello stesso tempo mi lancia verso il futuro".